L’urna è caratterizzata da sei pannelli lavorati a traforo con motivi a volute, che sviluppandosi da testine di angeli al centro, decorano i quattro lati, intervallati da angeli a figura intera e braccia incrociate sul petto. L’urna poggia su quattro piedini interni, camuffati verso l’esterno da quattro aquile. La decorazione è completata dalla bacellatura della lamina che evidenzia la base dell’urna e del coperchio. Quest’ultimo, è lavorato in parte a traforo e in parte con un motivo a foglie.

Sulla sommità del coperchio è posta una croce sulla quale si adagiano il sudario e la corona di spine. La croce si erge da un masso che richiama verosimilmente la collina del Calvario. L’insieme sembra non essere coevo al resto dell’urna, si tratta forse di un’aggiunta postuma oppure di una sostituzione.

Nell’urna, commissionata dal vescovo Giacomo Goria (1611-1648), sono stati traslati i resti di Sant’Eusebio, con una solenne cerimonia, nel 1628. Parte delle spoglie, per lungo tempo, sono state inoltre conservate all’interno di una cassa in piombo sempre intitolata al santo.

Dati dell'opera

Soggetto: Urna del Giovedì Santo
Autore o ambito di produzione: oreficeria locale
Datazione: 1628

Misure, materia e tecnica

51 x 73 x 64 cm; argento sbalzato, traforato e inciso

Bibliografia generale

A. M. Bava, La collezione di oggetti preziosi, in Artisti alla corte di Carlo Emanuele I di Savoia, a cura di G. Romano, Torino 1996, pp. 281-288.

A. Brunetto, C. Gilardi, Giacomo Goria vescovo di Vercelli. Eredità astigiana e modello borromaico 1571-1648, Asti-Vercelli 1998, pp. 348-350.