Legatura del Codice A museo del tesoro del duomo

La legatura del Codice A in argento è formata da due assi in legno rivestite da lamine lavorate a sbalzo e cesellate. Il piatto anteriore (danneggiato da una vasta lacuna nella zona centrale) presenta Cristo in mandorla lavorata a spina di pesce e racchiusa tra due fasce con il motivo ad astragalo; sugli angoli vi sono i simboli degli Evangelisti, di cui particolarmente lacunosa è la figura di Matteo. Sul piatto posteriore della legatura del Codice A è raffigurato Sant’Eusebio in piedi, in abbigliamento vescovile; le lamine che circondano la placchetta centrale con il santo presentano in alto e in basso un’iscrizione dedicatoria in distici elegiaci e ai lati due racemi a volute anch’essi dorati: “PRAESUL HIC EUSEBIUS SCRIPSIT SOLVITQ(UE) VETUSTAS: REX BERENGARIUS SED REPARAVIT IDEM [ARGE]NTUM POSTQUAM FULVO [DEPRO]MPSIT ET AURO: ECCL(ESI)AE [PRAES]UL OPTULIT IPSE TU[AE]”. L’iscrizione si riferisce al committente re Berengario: in assenza di fonti non è possibile stabilire se si tratti di Berengario I, re d’Italia e imperatore del Sacro Romano Impero dal 915, o del nipote Berengario II, marchese d’Ivrea e re d’Italia fino al 961.

La legatura in argento è stata separata dal manoscritto all’inizio del XX secolo a seguito del restauro avvenuto presso il Laboratorio di restauro della Biblioteca Vaticana. Il testo è ancora oggi conservato nella Biblioteca Capitolare di Vercelli, ed è attribuito tradizionalmente a Sant’Eusebio. In effetti l’analisi paleografica ne ha fissato la redazione alla seconda metà del IV secolo. Il manoscritto è conosciuto, appunto, come Codice A  o Codex Vercellensis Evangeliorum, è una Vetus Latina, cioè una traduzione dal greco al latino dei quattro Vangeli canonici, anteriore alla Vulgata di San Gerolamo del 382. Nonostante la diffusione della Vulgata, il Codice A resta in uso fino all’Alto Medioevo per diventare poi oggetto di devozione, tanto che alcuni fogli vengono donati come reliquie e il volume usato per solenni giuramenti con apposizione delle mani, diventando in tal modo una reliquia da contatto.

La legatura in argento, donata quindi appositamente per conservare il prezioso manoscritto, è da inserire nell’ambito della stagione ottoniana dell’arte vercellese, una stagione inaugurata da questa legatura e culminata con la commissione, da parte del vescovo Leone (998-1026), del Crocifisso ottoniano in lamina d’argento della Cattedrale di Vercelli.

Dati dell'opera

Soggetto: Legatura del Codice A, Codex Vercellensis Evangeliorum
Autore o ambito di produzione: bottega lombarda
Datazione: seconda metà X secolo

Misure, materia e tecnica

26 x 15 x 2 cm; argento sbalzato, cesellato e dorato, legno

Bibliografia generale

Arte in Piemonte. Antichità e medioevo, a cura di E. Pagella e C. Franzoni, Torino 2002, p. 64.

A. Cerutti, Legatura del Codice A scheda 2, in Et verbum caro factum est… La Bibbia oggi e la sua trasmissione nei secoli, a cura di S. Uggè e G. Ferraris, Vercelli 2006, pp. 40-42.

G. Brusa, S. Faccin, S. Minelli, Eusebio e i suoi vangeli. Le origini di una biblioteca, catalogo della mostra, Vercelli 2021, pp. 11-12.