
Quale potrebbe essere il punto di partenza ideale per una piacevole passeggiata in centro a Vercelli?
Mi piace sognare un futuro, non troppo lontano, in cui i musei saranno talmente tecnologici da offrire ai visitatori l’accesso immediato agli ambienti… seduti sul proprio divano.
Visita esperienziale 2.0: il teletrasporto in museo
Recarsi al museo, acquistare il biglietto, varcare la porta di ingresso. Tutte queste procedure non verrebbero solo velocizzate, ma annullate in toto. E’ un’utopia pensare che un giorno il visitatore potrebbe venire catapultato direttamente all’interno di uno spazio in cui l’arte e la storia sono le protagoniste? Non sarebbe una sensazione molto diversa dal venire bendati e sequestrati, trasportati dentro al museo e poi “risvegliati” che so, di fronte alla Venere del Botticelli o al Laocoonte.
Se fosse possibile iniziare una passeggiata per Vercelli secondo questi criteri, io sceglierei di ritrovarmi come d’incanto sdraiato a terra all’interno della Chiesa di San Cristoforo, di notte.
Dopo aver contemplato per qualche tempo i maestosi affreschi di Gaudenzio Ferrari, mi dirigerei verso piazza del Municipio, poi verso piazza Cavour. Passando per via Verdi e lasciando sulla mia sinistra il Teatro Civico arriverei, percorrendo Via Monte di Pietà, al Museo del Tesoro del Duomo. La fine della mia piacevole passeggiata ideale in una calda sera d’estate.
Iste est Georgius Golya
Tralasciando il fatto che l’urbanistica della città fosse per forza di cose diversa da quella odierna, mettiamo caso che la passeggiata in questione fosse avvenuta nel 1384. In primis, non avrei potuto osservare gli affreschi di Gaudenzio, risalenti al ‘500. Inoltre la mia piacevole passeggiata estiva sarebbe stata disturbata con ogni probabilità dal signor Georgius Golya. Impiccato.
“Sometimes it’s a little better to travel than to arrive” diceva Robert M. Pircig ne Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta. Ma spesso soltanto la fine del viaggio – in questo caso della camminata – permette al viandante di collegare tutti i puntini. Di dare un senso complessivo al viaggio.
Una passeggiata nel ‘300
Il disegno dell’impiccagione di questo pover’uomo con la frase Iste est Georgius Golya è conservato nelle Puntature Capitolari presso l’Archivio Capitolare. Luogo in cui la nostra ipotetica camminata ha il suo termine, ma anche il suo avvio.
Il compilatore, nonché l’antesignano dei fumettisti più macabri in circolazione oggi, ha toppato alla grande: Iste ERAT Georgius Golya. Un uomo di cui non sappiamo nulla, oltre al fatto che si beccò la pena capitale per qualche malfatto – o presunto tale.
Dei delitti e delle pene
E’ un italiano, Cesare Beccaria, l’uomo che per la prima volta a fine ‘700 diede avvio alla rivoluzione copernicana del diritto penale definendo la pena di morte come “una guerra di una Nazione con un cittadino, perché giudica necessaria o utile la distruzione del suo essere”. Senza di essa, le giurisdizioni cittadine avrebbero continuato a mantenere una carica ereditaria come il boia, delegato alle uccisioni legittimate dallo Stato, tutte eseguite pubblicamente. Tolte le decapitazioni e le impiccagioni, risulta comunque molto difficile presumere che passeggiare nel ‘300 fosse piacevole. Risse, sconvolgimenti, ingiurie, rapine e omicidi erano all’ordine del giorno in qualsiasi città medievale.
Le fonti storiche
I Libri inquisitionum e i Libri condempancionum della Città di Vercelli forniscono informazioni talora anche dettagliate sugli autori dei maleficia, sui reati commessi e sull’entità delle multe inflitte. Per esempio, si passa dall’omicidio di Antonio da Bergamo detto Margaro da parte di Riccardo Langosco eseguito “cum giavalota ferrata”, alla rapina e uccisione del mercante Agostino Cusano nel 1417 ad opera di rapinatori sconosciuti. Una di queste bande era composta da più di venticinque uomini che imperversavano nel territorio di Arborio. Tutti armati e capaci di agire sia di giorno che di notte. Dopo aver rapinato ed ucciso diverse persone, hanno annegato Giovanni de Alaxina e tenuto come prigioniero un altro ostaggio liberato soltanto dopo il pagamento del riscatto: 17 fiorini d’oro.
Insomma, la prossima volta che vi capiterà di passeggiare in centro a Vercelli e verrete sequestrati da un gruppo di sconosciuti tenetevi forte! Non si tratterà di rapinatori, ma di operatori museali vercellesi in procinto di testare una nuova esperienza per i loro visitatori.
Post scriptum
Articolo liberamente ispirato al saggio I “Libri inquisitionum” e i “Libri condemnacionum” del Comune di Vercelli di Giorgio Tibaldeschi.
Paolo Colombo