Reperti archeologici! Dipinti! Sculture! Manoscritti! La convivenza è giunta al termine! I quattro Musei con atto solenne dichiarano aperti i conflitti a colpi di cultura. La vittoria sia degli audaci! Firmato Camillo Leone, Antonio Borgogna, Luigi Bruzza, Giulio II.
Accanto al comandante Giulio II non poteva mancare il suo vice-comandante Carlo Borromeo. Passato alla storia tra i protagonisti della Controriforma, è ricordato come uomo castissimo e piissimo, ma anche come castigatore dei costumi e alfiere dell’ortodossia.
Carlo Borromeo: il promotore dei sobri costumi
Carlo Borromeo (1538-1584), nacque in una delle famiglie più importanti ed influenti della Lombardia, nella amena Arona. Come secondogenito di una nobile famiglia fu destinato alla carriera ecclesiastica e studiò all’università di Pavia. Negli stessi anni lo zio materno salì al soglio di Pietro con il nome di Pio IV. Carlo decise, nonostante la morte del fratello maggiore, di diventare comunque sacerdote. Partecipò al Concilio di Trento, al seguito dello zio Papa. Ed è proprio durante l’ultima fase dell’importante Concilio che Carlo si spese per ribadire la dottrina cattolica minacciata dalla riforma protestante. Nel 1565 fece il suo trionfale ingresso come vescovo di Milano. Si distinse subito per il suo zelo ed i suoi costumi morigerati che gli crearono chiarissima fama, specialmente nel popolo. Fu instancabile promotore di sobri costumi nel clero, tanto che a lui si deve l’istituzione del moderno seminario per la formazione degli ecclesiastici. Durante la pestilenza del 1576-77 fu grande il suo impegno caritativo nei confronti della popolazione.
I legami con il Piemonte
Profonda fu anche la sua venerazione per la Santa Sindone, che si recò a visionare quattro volte. Come ben quattro volte visitò il “gran teatro montano” del Sacro Monte di Varallo dove amava raccogliersi in preghiera. Nei suoi viaggi da Milano a Torino, richiamò sempre una gran folla al suo passaggio, e visitò Vercelli più volte. Di lui, nel Museo del Tesoro del Duomo, si conservano importanti reliquie tra le quali la sua vestina e un anello. Vi è anche una statua lignea, risalente al XVII secolo. Ma soprattutto è presente una sua lettera autografa. Instancabile grafomane, tanto che si conservano ben 70.000 lettere nei suoi carteggi ora alla Biblioteca Ambrosiana, nelle sue lettere racchiude importanti testimonianze storiche.
La sua spinta riformatrice ed i suoi modi risoluti gli crearono molti nemici. Fu vittima di numerosi attentati tra cui la celebre archibugiata sparata da Fra Donato, detto il Farina. Morì a Milano nel 1584 e neanche a trent’anni dalla morte salì agli onori degli altari. In suo onore, tra le tante opere, fu realizzata una colossale statua ad Arona, detta popolarmente il “sancarlone”, la cui tecnica ispirerà più tardi la costruzione della Statua della Libertà.
François Dellarole, Volontario SCN Vercelli
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