
Parliamo di soffitti. In particolare, quelli che sovrastano tre sale del Museo del Tesoro del Duomo. Lo facciamo con Maud Pérez-Simon e Monique Bourin, recentemente in sopralluogo a Vercelli.
Poco prima del cielo
Da alcuni anni un progetto di riscoperta e studio dei soffitti dipinti riunisce ricercatori a livello europeo: Italia, Francia, Spagna, Germania, Portogallo, Svizzera, Croazia. Oggetto di ricerca troppo poco conosciuto, sono molti i casi di soffitti restaurati, inventariati e analizzati. In palazzi nobiliari, storici e in contesti sempre più spesso musealizzati, le coperture decorate rivelano sia la storia degli edifici, sia quella dei loro abitanti.
In Italia l’interesse per i soffitti dipinti risale a molto tempo fa. Essi avevano già suscitato l’interesse di Alfredo d’Andrade, architetto a cui fu affidato il restauro di chiese e castelli in Piemonte alla fine del XIX secolo. Winifred Terni de Gregory ha catalogato i soffitti di Crema, splendido esempio di come le tavolette dipinte che li decorano spesso sono attribuibili a grandi maestri. Nel caso di Crema si tratta dei fratelli Bembo, ma sono noti anche opere talora non attribuite ma di grande interesse per gli storici dell’arte.
I soffitti della RCPPM
In Francia l’interesse per questo particolare ambito di ricerca è arrivato più tardi e, a parte alcune opere pionieristiche ma isolate, può essere datato al 2008. In quell’anno si è costituita l’Association Internationale de Recherche sur les Charpentes et les Plafonds Peints Médiévaux (RCPPM). La RCPPM offre ai ricercatori europei uno spazio di scambio e dialogo. Organizza conferenze internazionali che sono oggetto di pubblicazioni e attività di mediazione per musei e mostre.
È nell’ambito di questi scambi che Monique Bourin, professore emerito dell’Università della Sorbona e presidente della RCPPM, e Maud Pérez-Simon, docente dell’Università della Sorbona-Nouvelle e membro junior dell’Institut Universitaire de France hanno visitato Piemonte, Lombardia e Ticino. Un viaggio intrapreso non solo per conoscere meglio le opere italiane, ma anche per studiare le loro somiglianze e differenze con quelle francesi. Tra i sopralluoghi non poteva mancare una tappa vercellese, alla scoperta del Palazzo Arcivescovile, nelle sale in cui è allestito il Museo del Tesoro del Duomo.
Il Cinquecento di Agostino Ferrero
Nelle sale al piano terra del Museo del Tesoro del Duomo la ricerca ha visto coinvolti tre soffitti lignei restaurati. Si tratta della sala del Crocifisso, della sala di Eusebio e della sala Sambonet, in cui si snoda parte del percorso permanente del Museo.
Il committente dell’apparato decorativo nella sua totalità è Agostino Ferrero, vescovo dal 1511 al 1535. La decorazione delle sale rappresenta quella che Maud Pérez-Simon e Monique Bourin definiscono “una vera e propria vetrina di se stesso, poiché includono il suo stemma, il suo emblema animale (un leone) e le sue iniziali, ripetute in maniera estremamente regolare ed enfatica in tutto il soffitto”. Non solo verso il cielo, ma anche nelle decorazioni parietali le studiose hanno notato dati interessanti. La loro attenzione si è infatti diretta verso la notevole interazione tra interno ed esterno, creata dagli affreschi. In una delle sale è presente un gioco di apertura verso l’esterno con finte finestre, mentre in un’altra è proposto un effetto di chiusura e intimità attraverso l’installazione di false tende appese.
I confronti con la Francia
Bourin e Pérez-Simon sottolineano che sebbene i soffitti siano sempre una celebrazione del loro patrono, come nel caso della trave maestra nel castello dell’arcivescovo di Narbonne a Capestang (Hérault, Francia), raramente sono dedicati esclusivamente al committente. Aggiungono inoltre che gli affreschi sulle pareti del Museo del Tesoro del Duomo sono coevi alle travi dei soffitti poiché mostrano continuità nella decorazione. In Francia non è stato ancora possibile trovare affreschi contemporanei alla pittura del soffitto e quindi ricostruire una decorazione complessiva. È questa concomitanza che permette di ipotizzare che gli edifici dipinti nella seconda sala del Museo del Tesoro del Duomo, al di là di una finta finestra aperta, sono da identificare con il palazzo nobiliare della famiglia Ferrero. Questa è una tesi che era già stata formulata in passato, ma senza correlare la decorazione dei soffitti con quella parietale in modo così specifico.
Soffitti e digitale
Un argomento affascinante quello dei soffitti, capace di condurci in un mondo di vivere e rivedere la storia dell’arte italiana attraverso i dettagli e gli ambienti in cui si sviluppano i musei e le azioni di valorizzazione del patrimonio. Merito della RCPPM è proprio la diffusione di questa particolare ricerca e la capacità di creare una rete di studi accessibile a tutti. Oltre ad una recentissima pubblicazione sull’argomento, l’Associazione ha infatti creato una mappa interattiva dei soffitti dipinti, grazie al contributo di numerosi ricercatori di tutto il mondo.
La mappa è a disposizione di tutti e permette di approfondire, appena sotto il livello del cielo, storie di luoghi, di uomini e vicende di tutto il medioevo Europeo.