L’attribuzione del codice ad Eusebio, primo vescovo di Vercelli e del Piemonte, risale alla Vita antiqua. Nonostante sia inverosimile che Eusebio abbia materialmente vergato il manoscritto, le analisi paleografiche hanno fissato la redazione del testo alla seconda metà del IV secolo, confermandone la datazione tra 345 e 371. Questo dato suggerisce la presenza a Vercelli di un primo scriptorium alle dipendenze del vescovo e formatosi per sua stessa volontà.
Il codice A è costituito da 634 pagine di pergamena finissima e chiara, scritta su due colonne di 24 righe ciascuna in splendida onciale tardoantica. Oltre ad abbreviazioni molto rare, vi è l’uso di inchiostro rosso solo ad inizio e fine di ogni vangelo e per la segnatura dei fascicoli. L’ordine dei Vangeli è quello detto “occidentale” che premette i testi dei due apostoli a quelli dei due discepoli (Matteo e Giovanni, Luca e Marco). Nonostante la diffusione della Vulgata, il Codex Vercellensis Evangeliorum resta in uso fino all’Alto Medioevo per diventare poi oggetto di devozione. Alcuni suoi fogli vengono donati come reliquie a chiese e diocesi legate alla Cattedrale eusebiana, essendo ritenuti scritti dalla mano stessa del protovescovo Eusebio. Proprio quale reliquia, il volume è stato utilizzato per solenni giuramenti con apposizione delle mani sul piatto superiore della legatura, oltre al tocco delle pagine per preghiera e richieste di intercessioni miracolose. Anche per questo fogli e legatura sono giunti a noi fortemente deteriorati.
Non si hanno notizie circa la legatura originale che custodiva i preziosi Vangeli, ma la fama e l’importanza del codice hanno richiamato l’interesse di figure di spicco del X secolo. La legatura in argento dorato e sbalzato giunta sino a noi, infatti, riporta un’iscrizione sul piatto inferiore in cui viene ricordata la donazione di Berengarius Rex.
I fogli sono stati separati dalla legatura nel corso di un intervento condotto dal laboratorio di restauro della Biblioteca Apostolica Vaticana nel 1908, sotto la direzione del cardinale Franz Herle. Le pagine sono state trattate con gelatina animale per consolidarne la struttura e garantire l’adesione di tutti i frammenti ai fogli.
Nel 2014 è stato intrapreso dal team del Lazarus Project, con il supporto dell’Università di Rochester, un progetto di indagini multispettrali che offrono un nuovo strumento di ricerca per lo studio e l’analisi del testo, non più leggibile ad occhio nudo.
Dati dell'opera
Soggetto: cod. A, Codex Vercellensis Evangeliorum
Autore o ambito di produzione: scriptorium Italia settentrionale
Datazione: seconda metà IV secolo
Misure, materia e tecnica
225 x 160 mm; 634 carte; pergamena e inchiostro