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Domani o, se va male, tra qualche giorno, potrai dedicarti ad una piacevole lettura estiva senza nemmeno avere la briga di uscire di casa. La consegna, si sa, è a domicilio.
Tutto molto easy, tutto molto smart
Un libro, a meno che tu non sia un ricercatore universitario o un filologo appassionato di codici medievali, è uno strumento di trasmissione di conoscenza che sta sempre più assumendo la dimensione dell’intrattenimento.
Appassionarsi ad una storia, identificarsi con un personaggio, passare il tempo.. Tutti ottimi motivi per cliccare “compra ora” su Amazon. (Se avete fretta di conoscere le nuove gesta del vostro eroe potete sempre scaricare la versione ebook, non dovrete nemmeno aspettare la consegna). D’altronde, come diceva Umberto Eco: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.
Il mercato dei codici
Un conto è leggere molto, ma accettare acriticamente le dinamiche che il capitalismo pervasivo del mondo postmoderno ha imposto ai mercati della cultura – come a quello dell’editoria – senza innanzitutto chiedersi come queste si siano configurate, denuncia grave inconsapevolezza del presente.
Siamo abituati, ormai, ad entrare in contatto con un numero di storie estremamente elevato. Storie che probabilmente un uomo del Medioevo non avrebbe potuto conoscere nemmeno in tutta la sua vita. Questa discrepanza derivante da un progressivo aumento dell’accessibilità alla cultura e all’aumento dei mezzi entro cui la cultura può essere trasmessa dipende dal mercato. Nel Medioevo il mercato dei codici – gli unici documenti assimilabili agli odierni libri – era decisamente chiuso, difficilmente penetrabile ed estremamente costoso.
Il codice CXXVI
Si pensi soltanto che per produrre le pagine fatte di pelle pecora con cui gli amanuensi avrebbero dato vita al codice era necessario un intero gregge. Un lungo e faticoso processo di raffinazione della materia prima avrebbe poi portato alla nascita della pergamena ed infine alla mise en page. Oppure si pensi agli stupendi capilettera miniati del codice CXXVI conservato presso la Biblioteca Capitolare di Vercelli: un amanuense specializzato nell’arte della miniatura dedicava le sue giornate a disegnare e poi a colorare accuratamente le prime lettere delle pagine dei codici. Le lettere assumono le fattezze di un dragone, all’interno della B del Beatus Vir – il celebre salmo 1 – risiedono due figure umane attorcigliate, decorazioni vegetali simili a ramoscelli intrecciati spopolano le pagine del manoscritto. Il tutto, le scritte, la mise en page e le miniature, rigorosamente eseguite a mano.
Qualità o quantità?
I codici erano tutt’altro che accessibili per la stragrande maggioranza.
In primo luogo i manoscritti erano redistribuiti in modo asimmetrico tra la popolazione. Le poche biblioteche dei monasteri e i pochissimi aristocratici che avevano deciso di “collezionare” manoscritti, infatti, possedevano quasi la totalità di quelli in circolazione. Vi erano problemi di reperibilità. La religione, il trivio e il quadrivio erano le materie predilette dagli addetti alla copiatura. Non vi era un negozio (per non parlare di piattaforme ecommerce) da cui comprare gli scritti, senza pensare che solo pochi eletti avevano l’autorizzazione ad accedere alla consultazione di ciò che era conservato nelle biblioteche.
La fisiologica scarsità di codici e gli enormi costi di produzione comportavano quindi una grandissima perizia tecnica e una cura notevole nella loro produzione, che richiedeva tempi lunghissimi. Insomma, si puntava sulla qualità, non sulla quantità, obiettivo cardine del mercato editoriale odierno. Ad esempio è stato calcolato che per produrre il famosissimo Evangeliario di Lindisfarne, lo scriba ha impiegato due anni interi della sua vita per concludere l’opera composta da 259 fogli scritti e riccamente miniati! Quando non rimanevano sugli scaffali di biblioteche inaccessibili, i libri venivano letti e riletti per centinaia di volte da persone diverse, spesso ad alta voce.
Consultazione di codici
Chissà quante volte sono state sfogliate le pagine del codice CXXVI? Quante orecchie di analfabeti ne hanno ascoltato le preghiere per bocca di un lettore che decifrava con faeltica le parole fitte e la scrittura complicata? Chissà quante volte i capilettera miniati sono stati sfogliati? La D contenente un monaco orante o qula con un rapace di Dixit Dominus, la O con un dragone dalla cui bocca escono delle decorazioni vegetali, la magnifica B iniziale.
In un mondo perennemente proiettato al futuro come il nostro in cui il romanzo che abbiamo appena concluso è “già vecchio” anche se è stato pubblicato l’anno scorso, sfogliare un codice medievale presso la Biblioteca Capitolare appare come un’esperienza davvero suggestiva e sacra. Quasi magica.
Il codice CXXVI come tutti gli altri conservati presso la Biblioteca Capitolare non li troverai in vendita su Amazon. Non basta un click per sfogliare un codice medievale, bisogna recarsi nella sala consultazione!
Paolo Colombo