Ultimo appuntamento di #confrontinaspettati. Non poteva mancare un romanzo ispirato al quadro da cui è tratto il logo del nostro progetto: Ragazza col turbante di Jan Vermeer.
Il libro protagonista del mese di agosto è La ragazza con l’orecchino di perla della scrittrice americana Tracy Chevalier. Al Museo del Tesoro del Duomo ho scelto di prendere come spunto il testamento come espressione delle ultime volontà.
La ragazza col turbante
L’autrice si è liberamente ispirata al quadro Ragazza col turbante del pittore olandese Jan Vermeer. Tra i protagonisti del romanzo abbiamo anche l’artista stesso e la sua famiglia.
Il quadro, risalente al XVII secolo, ritrae su uno sfondo nero il mezzo busto di una fanciulla girata a tre quarti verso lo spettatore. La ragazza indossa una tunica color rame e in testa un inusuale turbante, da cui il nome dell’opera. Ma è un altro il dettaglio che attira la curiosità della scrittrice: la perla all’orecchio della fanciulla che sembra riflettere la luce esterna, da cui il titolo del romanzo La ragazza con l’orecchino di perla.
Da questo romanzo è stato tratto un film nel 2003 di Peter Webber con gli attori Colin Firth nei panni di Vermeer e Scarlett Johansson nei panni della domestica Griet.
L’orecchino di perla
Nel suo romanzo Tracy Chevalier ha voluto dare un nome e una storia alla fanciulla raffigurata nel quadro di Vermeer, identificandola con una giovane domestica di nome Griet. Assunta dalla famiglia Vermeer, Griet è stata scelta per svolgere un incarico preciso: pulire e sistemare l’atelier di Jan Vermeer. Grazie a questo compito la ragazza passa molto tempo con il pittore e supera la sua diffidenza. Più tardi tra i due nasce una relazione.
Uno dei più importanti clienti di Vermeer viene attratto dalla bellezza della ragazza e chiede all’artista di farne un ritratto. Per impreziosire il quadro Vermeer fa indossare a Griet durante la posa gli orecchini di perla della moglie. La moglie di Vermeer, gelosa della relazione del marito, accusa Griet di furto e la costringe a fuggire. Qualche anno dopo, a seguito della morte del pittore, la giovane viene convocata dalla moglie di Vermeer. La donna, nonostante l’astio provato per Griet, le dona gli orecchini di perla utilizzati nel ritratto rispettando le ultime volontà del marito. Nel suo testamento era espressamente detto di donare i famosi orecchini alla giovane.
L’importanza del testamento
Rispettare le volontà del defunto è il dovere di ogni familiare, anche se queste deludono le aspettative, come nel caso del romanzo.
I testamenti conservati nell’Archivio Capitolare di Vercelli sono un’importante fonte storica per raccontare la vita della Cattedrale di S. Eusebio e dei suoi tesori. Grazie ad essi Gianmario Ferraris è riuscito a ripercorrere la storia di alcuni personaggi e a capire le usanze dei canonici di quel tempo. Parte delle sue ricerche sono pubblicate nell’articolo I canonici della Cattedrale di Vercelli nel secolo XIV. Linee di ricerca, in Vercelli nel secolo XIV, Atti del quinto congresso storico vercellese, a cura di A. Barbero e R. Comba, Vercelli 2010, pp. 245-292.
I testamenti dei canonici vercellesi
Molti canonici, nei secoli scorsi, hanno lasciato in eredità alla chiesa di S. Eusebio i propri beni. È il caso del cappellano Uberto de la Costa che ha donato alla chiesa il suo antifonario diurno. L’arcidiacono Martino de Bulgaro ha lasciato alla libraria della cattedrale la sua collezione di codici nsieme a molti altri beni preziosi, ancora esistenti.
Tra le funzioni del testamento vi è la nomina dei propri eredi, la cui importanza è direttamente proporzionale alla ricchezza e al potere detenuto dal testatore in vita. Il canonico Uberto de Conradis nominò suo nipote erede universale. Il già citato Martino de Bulgaro poteva vantare la promozione al canonicato di ben cinque dei suoi nipoti, conseguenza diretta delle sue disposizioni testamentarie.
Anche i laici fanno testamento
Nel suo contributo Ferraris cita anche Uberto de Bulgaro, un laico. Questi nel suo testamento lascia alla chiesa di S. Eusebio 150 fiorini affinché vengano utilizzati per l’istituzione di un ufficio del lettore nella libraria nova della cattedrale.
Se è vero che non sempre le volontà del defunto rendono felici i familiari, come è stato per la moglie di Vermeer, in altri casi, come ad esempio nei lasciti canonicali, le disposizioni testamentarie hanno contribuito alla ricchezza e alla trasmissione del potere. Per amore o per convenienza, l’importante è fare ordine tra i propri averi e destinarli a chi spettano di dovere.
Silvia Spagnoletti, volontaria SCN