
Il quinto appuntamento di #confrontinaspettati vede come protagonisti un famoso libro, Charlie e la Fabbrica di Cioccolato scritto da Roald Dahl, e il bacile dei vizi del Museo del Tesoro del Duomo.
Dal romanzo di Dahl sono state tratte due versioni cinematografiche: Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato di Mel Stuart (1971) e la più recente Fabbrica di Cioccolato di Tim Burton (2005).
La Fabbrica di Cioccolato
La Fabbrica di Cioccolato è un mondo magico e misterioso. Chiusa da lunghi anni al pubblico, non ha mai smesso di produrre le sue famose e deliziose barrette di cioccolato. L’eccentrico proprietario, Willy Wonka, riapre i cancelli della fabbrica per accogliere cinque fortunati consumatori che hanno trovato i biglietti d’oro nascosti nelle barrette di cioccolato.
Augustus Gloop, bambino grassottello e ghiotto di cioccolato; Veruca Salt, capricciosa e viziata; Violetta Beauregarde, ambiziosa e piena di sé; Mike Tv, saputello e nerd dei videogiochi e, infine, Charlie Bucket, un ragazzino umile e gentile. Sono loro i fortunati visitatori del fantastico mondo di dolciumi della Fabbrica di Cioccolato.
I Gironi Infernali di Cioccolato
Come già notato dalla mia collega di SCN Sara per #confrontinaspettati di questo mese al Museo Borgogna, Charlie e la Fabbrica di Cioccolato è una storia che può essere osservata da diversi punti di vista. Analizzando i caratteri dei bambini protagonisti e il loro viaggio nella fabbrica si nota un richiamo ai Vizi Capitali e alla Divina Commedia di Dante.
Willy Wonka è l’eccentrica guida che mostra ai bambini i misteri e i pericoli della Fabbrica di Cioccolato, così come Virgilio accompagna Dante nell’aldilà. Ma nella Fabbrica di Cioccolato non ci sono né dannati né gironi, solo quattro bambini puniti per i vizi che rappresentano. August Gloop pecca di gola, Veruca Salt di avarizia, Violetta Beauregarde di superbia e MIke Tv di ira. Alla fine del viaggio rimane incolume il povero e gentile Charlie Bucket, raffigurazione della virtù dell’umiltà, futuro erede della Fabbrica di Willy Wonka.
I Bacili con raffigurazione dei vizi
La personificazione di Vizi e Virtù è un topos molto comune nella letteratura e nell’arte. Dante ha reso la dottrina cristiana dei sette Vizi Capitali il cardine della Divina Commedia.
Già l’arte medievale ha identificato i Vizi con persone dalle caratteristiche fisiognomiche ben precise. Ad ognuno di essi sono state associate specifiche caratteristiche fisiche ispirate dalla Psychomachia di Prudenzio.
Il Museo del Tesoro del Duomo conserva un bacile di bronzo inciso del XII secolo in cui troviamo i Vizi in forma umana. Al centro vi è un uomo barbuto, a torso nudo e con un largo mantello sulle spalle, che rimanda alla Superbia. Caratteristica insolita considerando che questo vizio è spesso raffigurato con fattezze di donna. Attorno alla Superbia sono disposte, alternate da elementi vegetali, le personificazioni degli altri Vizi.
Idolatria, invidia, ira, lussuria, libido, avarizia e discordia si rincorrono, palesandosi come modello negativo al buon cristiano.
Riflesso di un modo più maturo di rappresentazione dei Vizi, è invece la pergamena dell’Ecclesia conservata presso l’Archivio Capitolare, dove i Vizi diventano attributi associati a persone umane, senza particolari caratteristiche fisiognomiche.
Silvia Spagnoletti, volontaria SCN