
Per il terzo appuntamento di #confrontinaspettati protagonista di aprile è il giallo Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie. Il collegamento tra il Museo del Tesoro del Duomo e il libro è la presenza di un monogramma risolutore.
Assassinio sull’Orient Express
Pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1934, Assassinio sull’Orient Express fa parte di una serie di romanzi che vedono protagonista il detective belga Hercule Poirot.
In viaggio sul Simplon Orient Express che collega Istanbul a Calais, Poirot si trova coinvolto in un caso di omicidio. Uno dei passeggeri, l’americano Samuel Edward Ratchett viene brutalmente assassinato durante la notte. Mentre il treno è bloccato in Jugoslavia per colpa della neve, Poirot indaga sull’omicidio e scopre la verità sull’accaduto.
La vera identità di Samuel Ratchett era John Cassetti, un criminale italo-americano ucciso per vendicare il rapimento e l’assassinio della piccola Daisy Armstrong.
Un indizio rivelatore
Non è stato semplice per Poirot scoprire la verità. Il caso della morte di Ratchett-Cassetti appare sempre più complicato e misterioso, pieno di false piste e colpi di scena.
Uno degli indizi principali che ha aiutato il detective a fare chiarezza sul caso è stato il fazzoletto con la lettera “H” elegantemente ricamata ritrovato nella stanza di Ratchett-Cassetti.
Il fazzoletto non sembra appartenere a nessuno dei passeggeri ma i sospetti del detective ricadono sulla contessa Helena Andrenyi, sorella minore di Sonia Armstrong. Tuttavia, la proprietaria del fazzoletto è la contessa Natalia Dragomiroff. La “H” infatti è il monogramma del suo nome in alfabeto cirillico. Interrogando la contessa, Poirot scopre il legame della donna con la famiglia Armstrong e la forte amicizia con l’attrice Linda Arden, madre di Sonia Armstrong.
Le iniziali sui soffitti a cassettoni del Museo del Tesoro del Duomo
Come l’iniziale sul fazzoletto aiuta Poirot a svelare i segreti delle contesse Andrenyi e Dragomiroff, nelle sale del Palazzo Arcivescovile si possono individuare le tracce dei committenti. Sul soffitto a cassettoni restano infatti i monogrammi dei vescovi che hanno commissionato i lavori di decorazione e restauro del palazzo.
Nelle stanze che oggi ospitano il Museo del Tesoro del Duomo sono visibili gli affreschi e le decorazioni dei soffitti a cassettoni con il monogramma di Agostino Ferrero, vescovo di Vercelli tra 1511 e 1536. Agostino continuò i lavori di restauro iniziati dal predecessore Bonifacio Ferrero (1509-1511). Nei locali del Museo del Tesoro del Duomo troviamo pareti affrescate con vedute di paesaggi tra colonne e grottesche. Queste ultime sono un particolare tipo di decorazione pittorica molto diffuso nel XVI secolo che prende il nome dagli ornamenti dei soffitti e delle pareti della Domus Aurea, riscoperta alla fine del ‘400. Lo stile decorativo a grottesca è caratterizzato dalla presenza di figure umane, animali fantastici, soggetti vegetali e scenette narrative.
La riscoperta del ‘900
Secoli dopo, agli inizi del ‘900, il vescovo Teodoro Valfrè di Bonzo (1905-1916) diede il via a nuovi lavori di restauro del Palazzo Arcivescovile. Egli riprese lo stile e il lavoro di Agostino Ferrero, aggiornando la cronotassi dei Vescovi di Vercelli al piano nobile del Palazzo. La cronotassi è la successione dei vescovi della diocesi di Vercelli, i cui ritratti sono affrescati in tondi disposti in ordine cronologico sulle pareti della Sala del Trono. Durante i lavori di inizio ‘900, inoltre, fu scoperto, e poi rimaneggiato, il ciclo di affreschi sulle pareti della Sala della Croce, decorazioni che riproducono alcune vedute della città di Vercelli nel XVI secolo.
Come Agostino, anche Teodoro decise di lasciare un segno del proprio lavoro facendo disegnare il suo monogramma sul soffitto a cassettoni della Sala del Trono e il suo stemma nella Sala della Croce.
Silvia Spagnoletti, volontaria SCN